Sai perché le persone non riconoscono quello che fai per loro? Perché la prima volta che tu fai qualcosa per qualcuno tu generi in lui la gratitudine. La seconda volta che tu fai o dai a qualcuno generi l’anticipazione. La persona si aspetta di ricevere di nuovo. La terza volta hai già generato un’aspettativa. La persona si aspetta di ricevere ancora quello che gli avevi dato. La quarta volta tu generi un merito. La persona sente di meritare quello che gli stai dando e vuole continuare a ricevere. La quinta volta hai già creato una dipendenza. Quella persona sente di non vivere più bene senza quello che tu gli stai dando. É già viziata. La sesta volta percepisci che non c’è reciprocità, tu non ricevi nulla in cambio e smetti di dare. E allora la persona viziata che tu hai creato è risentita con te perché gli stai negando quello di cui ha tanto bisogno e allora finisce per odiarti, perché hai smesso di dare quello che tu gli hai fatto credere di meritare. Per questo bisogna sapere qual è il limite nel dare. Perché l’altro non conosce limiti nel ricevere.
Mario Venuti
Il delicato equilibrio tra generosità e aspettativa è il fulcro di questa riflessione. Ogni volta che un atto di generosità si ripete, la dinamica tra chi dà e chi riceve evolve, trasformando un gesto spontaneo e apprezzato in una spirale di aspettative. Ciò che inizia con gratitudine diventa prima anticipazione, poi pretesa e infine dipendenza. Questa complessa dinamica psicologica e sociale può finire per intaccare e corrodere la relazione, minandone le basi e creando squilibri tra ciò che viene dato e ciò che è percepito come dovuto.
La gratitudine, inizialmente sincera, si esaurisce rapidamente, lasciando spazio all’aspettativa. Il dono non è più visto come tale, ma come un atto dovuto. Questa trasformazione è pericolosa, perché chi continua a dare sostiene un costo emotivo (e talvolta materiale), mentre chi riceve smette di apprezzare il valore intrinseco del gesto. Non solo: l’aspettativa diventa un sentimento di “merito”, facendo perdere la spontaneità dell’atto, che si trasforma in un obbligo unilaterale.
Questo processo culmina nella creazione di una dipendenza. Chi riceve non solo si abitua, ma arriva a percepire il gesto come un diritto, sviluppando risentimento e insoddisfazione quando il flusso si interrompe. Invece di gratitudine, subentra l’odio: chi ha ricevuto sente di essere stato “truffato”, poiché ciò che riteneva un merito non viene più soddisfatto.
Qual è, dunque, il limite nel dare? La generosità deve essere bilanciata. Dare senza aspettarsi nulla è nobile, ma quando diventa un’abitudine si trasforma in un sacrificio che può danneggiare sia chi dà che chi riceve. È essenziale stabilire dei confini per evitare che la relazione diventi squilibrata e fonte di frustrazione. La reciprocità è fondamentale in ogni rapporto, e l’autolimitazione nel dare rappresenta una forma di responsabilità verso sé stessi e verso gli altri. In definitiva, la vera generosità consiste anche nel saper fermarsi.
Nel contesto delle relazioni però, il dare può trasformarsi da atto di generosità a meccanismo per mantenere il controllo e soddisfare un bisogno di conferma. Spesso, dietro al dare eccessivo, si nascondono insicurezze e paure di abbandono, portando a una dipendenza emotiva che rischia di minare il benessere personale e relazionale.
In questo processo, il mandala può essere uno strumento di riflessione e ricentramento. La sua struttura circolare rappresenta l’equilibrio tra dare e ricevere, tra sé e l’altro. Creare o colorare un mandala aiuta a esplorare le proprie dinamiche interiori, offrendo uno spazio di guarigione e autoconoscenza. Il mandala diventa così una metafora visiva per comprendere come distribuiamo la nostra energia emotiva ed esplorare la nostra capacità di stabilire confini sani.
Riscoprire questo equilibrio è essenziale per costruire relazioni più autentiche, dove il dare non nasce da insicurezze, ma da un senso di pienezza interiore. Il mandala ci insegna che il benessere relazionale dipende dall’armonia tra ciò che offriamo e ciò che riceviamo, creando spazio per una crescita reciproca e consapevole.
Foto di copertina : Donnel Miller-Mutia,” Healing Hands Mandala Project, 9/16/21″ This art piece is a group art activity in one of the Spiritual Care Groups that I facilitate in Behavioral Health. The art project is based on the “Parable of the Good Samaritan.” Participants (adolescents & staff) traced their right and left hands. Following St. Francis of Assisi’s dictum that it is “giving that we receive”