di Annalisa Ippolito

“Mandala” e “HooDoo Mandala”, dipinti dall’artista afroamericanoc(20 giugno 1933 – 4 giugno 2019) tra il 1970 e il 1972, rappresentano esempi di mandala nell’arte contemporanea astratta.

Joe Wesley Overstreet, pittore afroamericano del Mississippi, ha vissuto e lavorato a New York per gran parte della sua carriera. Negli anni ’50 e ’60, è stato associato all’Espressionismo Astratto. Gli artisti afroamericani della sua generazione affrontavano il dilemma di come l’arte potesse contribuire alla lotta per l’uguaglianza senza limitarsi all’arte figurativa e realista. 

In queste due opere, colori saturi e piatti formano ampi cerchi concentrici ritmicamente segmentati, combinando tonalità di marrone, nero, verde oliva con soffici rosa e blu ceruleo. Le composizioni a spigoli vivi e le forme simili a tamburi non conducono lo spettatore in un viaggio meditativo interiorizzato, ma trasmettono direzioni codificate e segnali che sollecitano l’azione. 

Liberati dalle barre del telaio, ciascun dipinto è sospeso a pochi centimetri dalla parete mediante brevi sezioni di corda, proiettandosi fisicamente verso lo spettatore. Le coppie di ali arcuate su tutti e quattro i bordi delle tele tese contribuiscono a creare una sensazione di movimento in avanti e una prima sperimentazione della libertà dalla gravità. “HooDoo Mandala”, con le corde tese in otto punti, ricorda un quadrato con bordi arcuati che curvano in direzione contraria alla composizione basata su cerchi e raggi, simile a una rosa dei venti. 

Overstreet, adattando simboli circolari indù e buddisti, non tese le sue tele su una struttura in legno né le appese liberamente. Invece, le legò al muro, al pavimento e al soffitto, usando corde per tenere le tele con gli occhielli davanti al muro. Questo approccio esemplifica una sorta di autoemancipazione, evitando le forme di rappresentazione tradizionali attraverso le quali vengono trasmesse narrazioni politiche e religiose.

I suoi dipinti di mandala appaiono astratti e autonomi, esprimendo un legame letterale con l’architettura. Le sequenze poliritmiche di colori che si muovono dentro e fuori dai bordi al centro conferiscono loro una forza di contrazione ed espansione. Il sincretismo di Overstreet abbraccia le forme simboliche del vodu haitiano, dell’induismo, del buddismo e dell’arte moderna euro-americana, un richiamo all’orfismolirico di R. Delaunay e di tanti suoi contemporanei . Questa sintesi richiede una rilettura di tutte quelle tradizioni dove la religione può essere vista come un insieme di tecniche e l’arte come un sistema di credenze.

cover photo: Installation view Courtesy the artist and Eric Firestone Gallery photo credit: Jenny Gorman