Il mandala di Manjushri qui presente è un raffinato esempio di pittura su tela del XVI secolo per il lignaggio Sakya, come fa supporre l’iscrizione con dedica che si trova in basso nel dipinto, rivolta ai Cinque Insegnanti Superiori della tradizione Sakya.
Manjushri è il Bodhisattva della Saggezza che conferisce il dominio del Dharma: la memoria ritentiva, la perfezione mentale e l’eloquenza. Può assumere molte forme, tra cui quella di un giovane di sedici anni, simbolo del fatto che la saggezza buddista è la chiara conoscenza della realtà, critica e penetrante, non solo imputabile dunque a un elevato accumulo di esperienza.
La particolarità di questo mandala sta nel fatto che contiene due palazzi: uno circolare più esterno e uno interno, dove risiede la divinità. Qui, la figura centrale di Manjushri è dorata e seduta nella posizione del loto; intorno a lui, il primo cerchio contiene le divinità dei Buddha delle quattro direzioni con assistenti e consorte, ognuno con la stessa apparizione della figura centrale. Altre divinità, per un totale di 219, circondano le figure centrali estendendosi verso l’esterno in rango discendente.
Intorno, nella parte più esterna, trovano collocazione altre rappresentazioni di Manjushri con i colori arancione (a sinistra) e bianco (a destra), riferendosi rispettivamente alla tradizione del Tantra Namasangiti e a quella del Tantra Siddha Kavira, spiegando così il perché la figura del giovane Manjushri ha tre colori di riferimento e perché questo mandala ha probabilmente un valore didattico molto importante.
Inoltre, il mandala in questione fa riferimento al testo sanscrito indiano chiamato Manjushri Namasangiti (“Cantare i Nomi di Manjushri”) Tantra. Il testo fu tradotto per la prima volta in tibetano nel VIII secolo e rieditato durante il periodo Sarma nel XI secolo. È classificato sia come Tantra Yoga che Anuttarayoga. Il contenuto del testo è una fonte molto importante perché raffigura numerose forme di Manjushri, sia pacifiche che temibili, e mandala completi con molte divinità, come il Dharmadhatu Vagishvara. Monaci e lama di tutte le tradizioni buddiste memorizzano questo testo sin dalla prima infanzia.
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Fonti:
Martin Brauen, Mandala sacred circle in Tibetan Buddhism,
Jeff Watt, Rubin Museum, Himalayan art, schede