I dischi solari sono un reperto archeologico di estremo interesse, la loro funzione non è ancora del tutto nota agli archeologi ma un interessante studio portato avanti dai ricercatori dell’Università del Salento ha messo in evidenza le similitudini tra quelli ritrovati nella zona di Roca Vecchia, a circa 20 km da Otranto, e quelli ritrovati in altre zone d’Italia.
Spingendo avanti la ricerca si scopre che altri dischi solari sono stati rinvenuti nei siti archeologici d’Europa e del Caucaso, e narrano una preistoria ricca di migrazioni, di scambi, di condivisione di simboli la cui funzione e il cui significato rimangono in buona parti ancora avvolti dal mistero.
La foggia tondeggiante e sinuosa fatta di cerchi concentrici e croci su lamine d’oro richiama i simboli sacri più antichi conosciuti e inevitabilmente pone delle domande sui significati di queste immagini mandaliche.
Data la forma, la dimensione e alcune caratteristiche un’ipotesi abbastanza diffusa vuole che fossero delle spille, in questo caso prototipi e parenti delle falere celtiche, appartenenti a delle sacerdotesse che all’incirca nel XV secolo a.C., durante l’età del bronzo, erano dedite al culto del Sole.
Foto Università Del Salento