di Annalisa Ippolito

Annalisa Ippolito: Ciao Daniela, eccoci nuovamente insieme a parlare di mandala (qui l’intervista al primo libro “Mandala contro il cancro”) e del tuo nuovo libro “Il mandala nell’universo bambino”.
Un bel libro che tra racconto teorico e esperienza pratica introduce all’uso di uno strumento antico e sacro con fini terapeutici.
Puoi raccontaci com’è nata l’idea di questo libro?
Daniela Respini: Come ogni cosa che faccio nel mio lavoro sono sempre le persone con cui lavoro, in questo caso i bambini, che mi guidano nel mio percorso professionale. L’idea nasce proprio da loro, avevano sentito della prima pubblicazione cosi un pomeriggio uno dei miei piccoli partecipanti che chiamerò Francesco esordì dicendo “Daniela, anche noi vogliamo raccontare la nostra esperienza, vogliamo essere intervistati, e far sapere del potere del mandala”, e cosi che è nata l’avventura, a quel punto ho pensato: inseriamo in questo libro tutte le esperienze all’interno dei nostri laboratori o quanto meno quelle più significative”. Per renderli ancor più protagonisti ho coinvolto un mio carissimo amico giornalista che ha curato le interviste. Negli anni i nostri laboratori hanno destato molte curiosità e tanti sono stati i bambini che vi hanno partecipato, è stato per me naturale mostrare la mia gratitudine per la fiducia che i bambini ed anche i genitori hanno mostrato nel partecipare ai laboratori poiché sapevo che stavo proponendo un attività nuova. Un libro quindi che nasce con i bambini rivolto ai bambini ed il ricavato delle vendite destinato ai progetto per i bambini che vivono una condizione di malattia quale il cancro. Come vedi io non ho fatto altro che fungere da mediatrice, il merito è tutto loro e dei volontari che negli anni mi hanno affiancato nei laboratori.

AI: Qual è stata la reazione dei bambini rispetto al lavoro con il mandala?
DR: I nostri laboratori sono incontri settimanali che per utilizzare un loro termine vengono vissuti come dei “circoli ricreativi”, settimanalmente ci si incontra e si sceglie insieme un argomento su cui lavorare seguendo il percorso mandalico, un cerchio umano che affronta tematiche attuali.
I bambini hanno sempre vissuto i percorsi con i mandala come attività ludiche ma allo stesso tempo sono riusciti a capirne il potenziale per usare delle loro espressione “il mandala ci aiuta a trovare le risposte dentro di noi”. Hanno costantemente accolto con piacere e spirito di avventura tutte le attività che ruotavano attorno al mandala, alcuni incontri erano centrati sugli aspetti emotivi, altri sugli aspetti cognitivi, altri ancora erano centrati sulla socializzazione, spesso erano loro che proponevano gli argomenti.

AI: Lavori da anni con il mandala sia con gli adulti sia con i bambini quali sono le convergenze e le differenze tra i due approcci?
DR: Non so se ci sono delle differenze, in entrambi i casi si mira alla consapevolezza, si intraprende un percorso introspettivo. Vedi, in ambedue casi si tratta di un percorso il cui fine è raggiungere la consapevolezza. Se devo trovare una differenza gli adulti magari sanno già di cosa si tratta, talvolta sono spinti dalla curiosità talvolta perché vogliono intraprendere un percorso di crescita personale. I bambini invece arrivano in laboratorio con il fine di intraprendere un percorso interattivo di socializzazione, sono più liberi nel lasciarsi guidare accade spesso che chiedono ai loro genitori di venire più tardi perché vogliono rimanere. Quello spazio diventa per loro un contenitore in cui si scambiano le loro esperienze emozioni pensieri, noi fungiamo da facilitatori ma lo spazio è loro.

AI: È un libro sull’esperienza terapeutica del mandala con i bambini, ma dedicato agli adulti come possono utilizzarlo questi ultimi?
DR: Spesso quando andiamo in giro nelle scuole e nei centri ricreativi e teniamo dei laboratori di mandala, sono gli adulti, insegnanti educatori a chiederci come utilizzarlo in classe o nei loro laboratori, il libro ha un linguaggio che riesce a raggiungere con facilita sia bambini che adulti, ho voluto raccontare di come l’ho utilizzato come psicologa, ma il libro racconta di esperienze vissute a scuola, nelle manifestazioni, nei laboratori. Anche i genitori ad esempio possono utilizzarlo ci sono dei suggerimenti utili su come applicarlo in qualsiasi contesto ludico o altro.

AI: Quali suggerimenti vuoi dare a chi si interessa di mandala a fini terapeutici?
DR: Posso riportare la mia esperienza, quando ho incontrato il mandala non l’ho utilizzato subito, ma per cinque lunghi anni ho conseguito degli studi approfonditi sulla psicologia junghiana e contemporaneamente ho conseguito una approfondita formazione sulla psicologia orientale e sull’ uso del mandala nelle diverse culture quale quella tibetana e dei nativi americani. Ho fatto degli studi approfonditi su tutto quello che scientificamente è stato fatto con il mandala, una formazione che come sai non finisce. Nel tempo ho cominciato ad introdurlo nei miei percorsi terapeutici seguendo i principi della mindfulness essendo il mandala una forma di meditazione. Le persone che scelgono di intraprendere il lavoro con i mandala ne rimangono sempre affascinati ma non soltanto imparano uno strumento che mantengono nel tempo e che li aiuti a cambiare la loro visione del mondo. E’ chiaro che non si può improvvisare, ogni percorso che inizio non è mai uguale all’altro, dietro c’è uno studio approfondito sulle immagine i colori e le pratiche da affiancare. Il mandala può essere utilizzato in ogni disturbo, da quello emotivo a quello neurocognitivo, individuale e in gruppo, ed ogni volta c’è un progetto accurato che si avvale inevitabilmente degli strumenti tradizionali che la psicologia mette a disposizione.

Grazie Daniela e buon lavoro!

Per altre informazioni sul lavoro della dott.ssa Respini
www.mareluce.it
Il libro “Il mandala nell’universo bambino”, Hermes Edizioni,
è acquistabile nelle grandi librerie e in diversi store online