Mandala è una parola sanscrita formata da:
“manda” = essenza e “la” = contenitore dell’essenza
che graficamente si traduce in:
un punto = essenza e una circonferenza = contenitore dell’essenza
quindi un cerchio con il suo centro.
Anche se la parola è sanscrita, in realtà, il simbolo non ha tempo, nasce con l’uomo e lo troviamo già nei graffiti preistorici come in tutte le altre culture di ogni epoca.
È facile riconoscervi i concetti di “figura-sfondo” e del “qui e ora” tipici della Gestalt, ma quello che mi ha sempre attratto nel lavoro con il Mandala sono i diversi elementi che lo costituiscono e rappresentano altrettante “dimensioni”:
• il punto
• l’area intorno al punto
• la circonferenza
• e l’area oltre la circonferenza.
Disegnare o colorare un Mandala con una certa regolarità per me, è imparare a riconoscere i vari livelli di realtà nel quotidiano, a “vedere” la molteplicità degli sfondi che acquistano una importanza essenziale per la comprensione della “figura” stessa.
Quando leggiamo i nostri Mandala subito emerge una voce, poi, piano piano, se ne aggiungono altre. Occorre pazienza, silenzio interiore, ascolto, fare spazio affinché anche quelle più profonde si uniscano al coro. Quello che ne nasce è un concerto di emozioni a volte insolite, a volte sorprendenti, a volte sconcertanti, a volte esaltanti, sempre incredibilmente vivo, vero, profondo, è, come strumenti, le voci si accordano. Nasce così la propria armoniosa melodia interiore.
È anche come sollevare un velo, crediamo di avere colto l’insieme ed ecco che ne appare un altro, e poi un altro ancora e il panorama si allarga sempre di più ribaltando convinzioni e pre-giudizi. È una piccola rivoluzione nel proprio modo di pensare, di vedere, di affrontare i momenti belli e i momenti difficili della vita.
E ancora una volta si realizza il pensiero di Claudio Naranjo:
“La vera rivoluzione è il cambiamento del punto di vista”
Ecco, il Mandala è tutto questo…….e molto altro ancora……
Photo J. E. Faris, Tucson (AZ)