Tra le architetture mandaliche più spettacolari si può contare anche il sito archeologico di Angkor in Cambogia.
Il tempio più celebre quello di Angkor Wat rappresenta non solo il più grande tra l’ottantina di templi sopravvissuti nei secoli alle intemperie e all’invasione della giungla, ma è giunto in condizioni tali da rivelare dopo il lungo restauro tutta la maestosità e la bellezza dell’arte khmer.
Costruito nel XII secolo per volere del re Suryavarman sorge su un luogo già sacro, l’immenso tempio è costituito da un gruppo di recinzioni concentriche ricchissime di decorazioni e bassorilievi, i diversi livelli sono uniti tra loro da gallerie, terrazze a croce e gopuras che situate nei punti cardinali fungono da scale per arrivare al centro dov’è situato il santuario. Le gallerie e le torri costituiscono un quinconce e rappresentano il Monte Meru. Intorno un fossato ne rende ancora più suggestiva l’architettura.
L’orientamento con l’entrata verso ovest fa pensare che fosse destinato ad essere un mausoleo, poi convertito in tempio Indù dedicato a Visnu, e poi destinato al culti buddista come si evince dalle numerose statue del Buddha e dalla celebre sala dei Mille Budda.
Il tempio dunque ben rappresenta il cosiddetto Palazzo Celeste dove risiede la divinità. Tutti questi dettagli architettonici, le gallerie e i corridoi che si snodano dall’esterno verso l’interno, la pianta quadrata che ricorda una triplice-cinta, rimandano ad un percorso di purificazione molto simile a quello del labirinto e fa del tempio di Angkor Wat un luogo filosofico-esoterico in cui il creato incontra il non-creato realizzando la perfezione e l’equilibrio.
Fonti:
Charles Higham, The Civilization of Angkor
René Guénon, Simboli della scienza sacra
Marija Gimbutas, Il linguaggio della dea
Dizionario dei Miti, dei simboli e delle credenze
Pagina Unesco: whc.unesco.org