di Annalisa Ippolito

Il Budda della Medicina è conosciuto per essere una delle manifestazioni più potenti del Buddha. Il suo mantra, come pure la sua immagine sono talmente efficaci che i benefici si riceverebbero anche solo ascoltando e guardando un thangka o un mandala.
Che cosa vuol dire?
L’affermazione potrebbe portare chiunque non sia allenato al linguaggio della cultura orientale e della medicina tradizionale tibetana a credere che sia possibile sostituire un percorso di cura e recupero sanitario con un’attività pratica. In realtà la medicina cui si riferisce la nostra affermazione fa capo ai testi sacri buddisti, e potremmo definirla “medicina dell’anima”.
Il Buddha della Medicina, detto Bhaiṣajyaguru il “Signore della Luce radiante del Lapislazzuli”, incarna la figura di un guaritore ma non nel senso pratico medico piuttosto assume un ruolo di suggeritore di buone pratiche a chi di quest’arte è esperto.
Il potere del Buddha della Medicina e del suo mantra si riferiscono soprattutto alla capacità della nostra anima di allinearsi e centrarsi per recuperare benessere e lucidità e l’auspicio di reincarnarsi ad uno stadio migliore. Poiché nella cultura buddista, l’anima si reincarna, ascoltare in extremis il mantra della medicina sosterrebbe nel passaggio e nella scelta della prossima reincarnazione.
L’azione del Buddha della Medicina dunque è rivolta idealmente al nostro sè, alla nostra anima e al nostro spirito perché possano mediante la meditazione arrivare alla guarigione ossia all’illuminazione.
In quanto basata sulla medicina cinese e sull’ayurveda la medicina tibetana è, nelle parole del Dalai Lama, il risultato di un “sistema integrato della cura della salute” (Enciclopedia Medica Italiana II, 3943) il cui fulcro è l’essere umano fatto di corpo, anima, spirito in salutare equilibrio.
L’origine delle malattie per la cultura tibetana è dovuta ad uno squilibrio di diversi fattori che influiscono sullo stato mentale, spirituale e fisico. Ma sempre secondo la medicina tibetana lo stesso essere umano ha in sé tutte le capacità per recuperare il suo benessere.

Una delle opzioni è la meditazione. Come emerge da alcuni studi di D. Goleman e G. Schwartz del 1976 la meditazione aiuta nella diminuzione di stati d’ansia, favorisce la tranquillità, la concentrazione e genera disponibilità e apertura nei confronti degli altri, ci predispone ad una migliore gestione delle emozioni. Una predisposizione positiva e serena aiuta certo a riprendersi dai malanni fisici e mentali.
Il Buddha della Medicina dunque, con la sua bellissima colorazione blu lapislazzuli, ci accompagna nel recupero della consapevolezza di noi, del nostro presente, attraverso meditazione, visualizzazioni e pratiche di rilassamento. In questo senso si intende il fatto che la sola visione del Buddha della medicina aiuta, perché contribuisce alla visualizzazione e alla concentrazione sul “qui e ora”, consentendoci di sentire il nostro corpo e prenderne coscienza. L’ascolto del mantra influisce allo stesso modo ispirando calma e favorendo una migliore respirazione. La pratica ha bisogno di esperienza e non può essere improvvisata, tuttavia, predisporsi all’ascolto e guardare con “intenzione” positiva una immagine del Buddha della Medicina porta dei benefici anche a chi non ha alcuna iniziazione. Ciò che conta è lo stato d’animo con cui ci si approccia a queste pratiche. L’intenzione è la motivazione che ci spinge a guardare, meditare e riflettere di fronte al Buddha della medicina, se il nostro cuore è pieno di fiducia, di apertura, di gratitudine per quello che abbiamo, se nella tristezza e nella malattia rimaniamo aperti al mondo e non guardiamo solo a noi stessi, se nella richiesta di benessere siamo includenti tutto ciò avrà un effetto positivo. Almeno sul nostro stato d’animo. In alcuni momenti la sfida più grande è proprio quella di rimanere saldamente ancorati alla positività e alla bellezza.
Quando vediamo tanta sofferenza, quando siamo noi stessi nella malattia o quando qualcuno a noi caro scompare senza nemmeno avere la possibilità di salutarlo di dirgli addio, il vuoto diventa una voragine che ci inghiotte, mentre la rabbia si somma al dolore e all’impotenza. Proprio in quel momento però il Buddha della medicina contribuisce a mostrarci con la sua calma placida, con i suoi simboli di guarigione (la pianta medicinale nella mano destra rivolta a chi guarda in segno di offerta e la ciotola nella quale preparare i medicamenti) la via per ritrovare il nostro centro.
Accettare le nostre emozioni e i sentimenti più tristi, passarci attraverso, sono una possibilità per risollevarci e recuperare, con il tempo, una certa sanità .
Il benessere è equilibrio, è sintesi tra le angosce e le gioie, tra la malattia e la salute. Mantenere in armonia le emozioni, vuol dire includere e accettare anche quelle negative e ha come risultato il recupero del nostro sistema psicofisico.
Il Buddha della medicina e il suo mantra agiscono e risvegliano quindi la capacità autocurativa di ogni individuo che ritrova nella meditazione il tramite migliore per mettere in contatto il mondo interno con quello esterno, il mondo materiale con quello spirituale dall’incontro dei due ha origine la salute.

Fonti:
R.E. Ficher, Art of Tibet
Lobsang Rabgay, La salute è armonia
D. Goleman , G. Schwartz, Meditation and intervention in stress reactivity. Journal of Counsulting and Clinical Psychology
G. M. Pagliaro, Mente, meditazione e benessere
Encicolpedia Medica Italiana, Terapie non convenzionali

Photo Medicine Buddha. Tibet, XV sec., Private Collection