Morrigan è una delle divinità celtiche associate al mito della guerra, della morte e quindi della vita celebrate in occasione delle festività di Shamain. Probabilmente all’origine di quella che sarà Morgana nella storia di Merlino e in genere delle streghe protagoniste di mille fiabe e della notte di Halloween, ha una particolarità : è una mutaforma.
La sua metamorfosi più famosa è il corvo, ma nelle diverse leggende si trasforma in mucca dalle orecchie rosse, in anguilla, in lupa e in gigantessa che lava i panni sulle sponde del fiume rosso del sangue dei soldati morti in battaglia.
Molto interessante è la contaminazione di alcuni suoi attributi come la mucca che con l’avvento del cristianesimo nell’area celtica nord europea e insulare passa ad essere un simbolo di Birgit. Santa Birgit, secondo la tradizione, viene allevata dalla mucca con le orecchie rosse. Come non riconoscere d’altra parte nella mucca l’allegoria della Grande Dea Madre.
Come culto più antico di riferimento la Dea Madre è anche la dea uccello di cui parla M. Gimbutas, la figura della dea simbolo dell’energia dell’Universo dispensatrice di vita e quindi anche di morte il cui simbolo per Morrigan si traduce nel celebre corvo.
Nelle leggende Morrigan è spesso descritta come una seduttrice la cui ira è capace di grande distruzione, somigliando sotto quest’ultimo aspetto alla Durga Kali indù, con cui condivide anche l’aspetto guerriero, vendicativo e spaventoso della sua forza.
Morrigan con la sua ira e la sua distruzione ricorda il potere delle nostre passioni sopite e ignorate che quando esplodono diventano distruttive. Dunque gli aspetti “Morrigan” della nostra vita interiore sono lì a ricordarci di vivere con equilibrio e armonia e ci indicano la strada per manifestare al meglio noi stessi, prendere le nostre decisioni seguendo le nostre inclinazioni e le nostre passioni profonde. Almeno in parte, almeno per quanto possibile, senza arrivare agli estremi distruttivi, di rottura con gli altri e con se stessi.
Nei mandala riferimenti tipici di questo stato interiore si riconoscono secondo Joan Kellog e Di Leo, citati da Susanne Fincher (pagg. 158-160 Creating Mandala), nello stadio 10 “i Cancelli della morte” e nell’11 “La frammentazione” del Great Round Mandala – la Grande Ruota ciclica del mandala. In questi stadi il mandala esprime paure, crisi, ansie e depressione, i colori sono spenti o al contrario psichedelici, non hanno un centro ben definito, presentano forme frastagliate, spezzettate ed esprimono la chiusura di un periodo e il bisogno di lasciar andare le esperienze e le emozioni accumulati nel passato in favore di una totale disgregazione e di un ritorno al grembo della Grande Madre. Solo attraverso questa fase di vita e di ritorno alle origini possiamo rigenerarci e trovare un nuovo equilibrio per esprimere noi stessi e le nostre passioni.
Attraverso il rispetto dei nostri aspetti “Morrigan” e il riconoscimento e il ritorno al grembo della Dea Madre siamo in grado di rigenerare noi stessi e compiamo il ciclo del cambiamento.
Fonti:
S. Fincher, Creating mandala
C.G. Jung, Simboli di Trasformazione
C. G, Jung, L’uomo e i suoi simboli
R.J. Tibaud, Dictionnaire de mythologie et de symbolique nordique et germanique
M. Gimbutas, Il linguaggio della dea
S. Heinz, I simboli dei Celti
C. Morel, Dizionario dei simboli, dei miti e delle credenze
Cover photo: collage con foto dell’archivio personale di Annalisa Ippolito, photo Morrigan dal web e collage 11 step Great Round Mandala by Kathryn Costa