La citta’ del Sole di T. Campanella e’ un testo di rilievo filosofico, politico e sociale di cui ancora oggi, nonostante le controversie e i diversi approcci critici si possano avere, si puo’ discutere.
Qui mi interessa sottolineare alcuni aspetti della descrizione urbanistica della citta’ che risultano incredibilmente somiglianti a un mandala architettonico non meno dello stesso tempio di Borobudur.
I riferimenti ad Atlantide e alla descrizione che ne fa Platone sono molti e avvicinano le due “citta’”. Tuttavia nella descrizione delle sette sfere della citta’ fortificata, si odono gli echi delle conoscenze architettoniche delle antiche Ziqqurat babilonesi e delle Piramidi egiziane. Ancora di piu’, pero’, la descrizione si avvicina a quella orientale del mandala con il Monte Meru, i suoi pianeti e i suoi cieli. Le quattro porte, ciascuna verso i punti cardinali, i diversi livelli di conoscenze umane, fisiche e spirituali ne fanno un viaggio verso il centro, la spiritualita’ e la consapevolezza dell’essere umano, proprio come un mandala. Inoltre, la sommita’ della cupola del cielo che richiama fortemente uno stupa o ancora di piu’ un tempio indu’.
Questa descrizione risulta una contaminazione culturale molto interessante.
A parte la evidente conoscenza del significato esoterico dei numeri, della Astrologia e dei Pianeti, e della Cabbala ebraica, il testo auspica alla creazione di una citta’ utopica in cui regnasse un re-sacerdote, il Sole appunto.
Riferimento alla cultura antica in cui il potere religioso e quello spirituale convivevano e avevano il ruolo fondamentale di garantire la sopravvivenza dell’intera comunita’ nella Citta’ di Campanella sono incarnati nella stessa persona.
La presenza della cupola come Cielo divino e abitazione e’ un riferimento ai miti antichi dell’Estremo Oriente.
La descrizione della citta’ ci offre uno spunto per riflettere sul tentativo di creare una rivoluzione nel pensiero e nelle dottrine tardorinascimentali, tuttavia e’ un tentativo che recupera culture pre-cristiane e antecedenti a quelle greche pur senza avere a disposizione la conoscenza delle fonti dirette. Per comprendere i geroglifici egiziani si dovra’ attendedere la scoperta della stele di Rosetta, avvenuta nell’Ottocento e per la scrittura cuneiforme bisognera’ aspettare il XVIII secolo e la determinazione di uno studioso tedesco per avere la possibilita’ di decifrarla.
Il riconoscimento dell’importanza delle culture primitive, primigenie e’ sostanziale, nascosta da ricerche e trattati la cui importanza sta tutta nell’intento di creare una societa’ giusta, nuova, utopica. E’ il periodo storico in cui si muovono pensatori e controriformisti, e Campanella vuol realizzare la citta’ perfetta, dove tutti possano vivere in pace e felici. E la scelta logistica, e urbanistica, cade sul cerchio.
Il circolo riflette il modello che si muove ascensionalmente come una spirale e culmina in un cielo che e’ allo stesso tempo abitazione del re e luogo sacro al dio.
La presenza di 40 sacerdoti, di 7 lampade sempre accese, dei vasi, delle colonne rimanda ai simboli che spesso troviamo anche nei mandala tradizionali piu’ antichi, nelle costruzioni architettoniche e nelle pitture orientali come in quelle mesoamericane.
Il Sole e’ il divino, l’uno che contemporaneamente da’ vita e calore, ma difficilmente si puo’ guardare direttamente.
Il ritmo ascensionale e’ segnato dai livelli di conoscenza dell’essere umano, le scienze, le arti, la filosofia e la religione permeano il percorso della persona che dall’esterno oltrepassando ogni porta e ogni fortificazione supera se stesso e la propria umanità accrescendo il suo sapere e il suo essere.
Fino alla sommità, fino al settimo cielo.
Un percorso che richiama fortemente il viaggio nel mandala, fino al centro, fino alla sommita’ dove si apre il cielo della conoscenza. Come un vortice di energia e di sapienza che ricorda il chakra dei mille perali questo influisce sul nostro benessere. Il percorso si snoda attraverso cinte di mura circolari, che ricordano le costruzioni megalitiche degli antichi Druidi piuttosto che le tombe della civilta’ di Kumnran o la triplice cinta della citta’ di Atlantide. Luoghi ideali, legati al potere del tempo e e della conscenza e al contatto con il mondo superiore, metafisico e trascendente, luoghi che rendono l’essere umano meno rattrappito e piu’ vicino alla divinita’ cui aspira di piacere e di somigliare. Il riferimento a culture antiche mostra una certa consapevolezza di Campanella stesso nei confronti di saperi antichi ai quali rivolgersi per trovare nuove interpretazioni e nuovi approcci e risposte plausibili alle eterne domande sul Cosmo, sull’Universo e sul Creato biblico di cui era un conoscitore e uno studioso. Non si puo’ dimenticare il momento storico e la vita personale di Tommaso Campanella che grazie alla sue conoscenze e alla sua eloquenza dovute agli studi presso I frati domenicani, riusci’ a confutare le accuse mossegli in piu’ volte dalla stessa Chiesa.
Con le sue speculazioni nel suo scritto La Citta’ del Sole Campanella costruisce un ponte con l’Oriente piu’ estremo e lontano, con le culture e le filosofie piu’ antiche e descrive inconsapevolmente un mandala cosmologico. Suo malgrado ha tessuto un filo resistente e inequivocabile tra Oriente e Occidente e nel ‘600 ci regala la descrizione di un percorso mandalico e visionario di un futuro possibile e innovativo.
La traccia della descrizione della Citta’ del sole nel discorso dei due protagonisti: Ospitalario e Genovese, il nocchiero di Colombo che avendo girato il mondo ha consociuto la magnifica citta’ che sale.
GENOVESE – Sorge nell’alta campagna un colle, sopra il quale sta la maggior parte della città; ma arrivano i suoi giri molto spazio fuor delle radici del monte, il quale è tanto, che la città fa due miglia di diametro e più, e viene ad essere sette miglia di circolo; ma, per la levatura, più abitazioni ha, che si fosse in piano.
E’ la città distinta in sette gironi grandissimi, nominati dalli sette pianeti, e s’entra dall’uno all’altro per quattro strade e per quattro porte, alli quattro angoli del mondo spettanti; ma sta in modo che, se fosse espugnato il primo girone, bisogna più travaglio al secondo e poi più; talché sette fiate bisogna espugnarla per vincerla. Ma io son di parere, che neanche il primo si può, tanto è grosso e terrapieno, ed ha valguardi, torrioni, artelleria e fossati di fuora.
Entrando dunque per la porta Tramontana, di ferro coperta, fatta che s’alza e cala con bello ingegno, si vede un piano di cinquanta passi tra la muraglia prima e l’altra. Appresso stanno palazzi tutti uniti per giro col muro, che puoi dir che tutti siano uno; e di sopra han li rivellini sopra a colonne, come chiostri di frati, e di sotto non vi è introito, se non dalla parte concava delli palazzi. Poi son le stanze belle con le fenestre al convesso ed al concavo, e son distinte con piccole mura tra loro. Solo il muro convesso è spesso otto palmi, il concavo tre, li mezzani uno o poco più.
Appresso poi s’arriva al secondo piano, ch’è dui passi o tre manco, e si vedono le seconde mura con li rivellini in fuora e passeggiatori; e della parte dentro, l’altro muro, che serra i palazzi in mezzo, ha il chiostro con le colonne di sotto, e di sopra belle pitture.
E così s’arriva fin al supremo e sempre per piani. Solo quando s’entran le porte, che son doppie per le mura interiori ed esteriori, si ascende per gradi tali, che non si conosce, perché vanno obliquamente, e son d’altura quasi invisibile distinte le scale.
Nella sommità del monte vi è un gran piano ed un gran tempio in mezzo, di stupendo artifizio.
OSPITALARIO – Di’, di’ mo, per vita tua.
GENOVESE – Il tempio è tondo perfettamente, e non ha muraglia che lo circondi; ma sta situato sopra colonne grosse e belle assai. La cupola grande ha in mezzo una cupoletta con uno spiraglio, che pende sopra l’altare, ch’è uno solo e sta nel mezzo del tempio. Girano le colonne trecento passi e più, e fuor delle colonne della cupola vi son per otto passi li chiostri con mura poco elevate sopra le sedie, che stan d’intorno al concavo dell’esterior muro, benché in tutte le colonne interiori, che senza muro fraposto tengono il tempio insieme, non manchino sedili portatili assai.
Sopra l’altare non vi è altro ch’un mappamondo assai grande, dove tutto il cielo è dipinto, ed un altro dove è la terra. Poi sul cielo della cupola vi stanno tutte le stelle maggiori del cielo, notati coi nomi loro e virtù, c’hanno sopra le cose terrene, con tre versi per una; ci sono i poli e i circoli signati non del tutto, perché manca il muro a basso, ma si vedono finiti in corrispondenza alli globbi dell’altare. Vi sono sempre accese sette lampade nominate dalli sette pianeti.
Sopra il tempio vi stanno alcune celle nella cupoletta attorno, e molte altre grandi sopra gli chiostri, e qui abitano li religiosi, che son da quaranta.
Vi è sopra la cupola una banderuola per mostrare i venti, e ne signano trentasei; e sanno quando spira ogni vento che stagione porta. E qui sta anco un libro in lettere d’oro di cose importantissime.
Fonti
T. Campanella, La citta’ del Sole
G. Badalucco, Tommaso Campanella e La Citta’ del Sole
Testo originale del 14 ago 2014 su www.mandalaweb.info
http://www.mandalaweb.info/approfondimenti/news/ilmandalaelacittadelsoleditcampanellaluglio2014
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