L’esperienza di costruire mandala l’ho fatta in molti modi, ma costruire un mandala tradizionale sotto la guida di un monaco artista tibetano e’ stato un momento molto felice e speciale per me.
Una di quelle rare volte in sono tornata dall’altro lato della barricata essendo io l’allieva. E’ un gioco che mi piace fare, non smetto di studiare, di sperimentare, di frequentare corsi anche se poi la mia vocazione e’ insegnare e trasmettere la bellezza dell’arte e del mandala ad altri.
Chi studia il mandala sa che l’esperienza diretta della realizzazione di un mandala sotto la supervisione di un Lama fa parte di un rito di passaggio nella formazione di tutti i monaci tibetani tanto che Giuseppe Tucci,uno dei piu’ grandi studiosi di arte e cultura orientale, nel suo libro “Teoria e pratica del mandala” parla di una vera e propria liturgia del mandala.
Non e’ semplice adeguarsi ai ritmi e allo stile di insegnamento che ha Dam Chhoi, sono abituata alle rigidita’ dei tempi scolastici e accademici e all’organizzazione statunitense, nei miei ultimi viaggi ho approfondito lo studio del mandala con Susanne Fincher e lei ha veramente dei ritmi serrati e puntuali. Poi pero’, grazie alla meditazione guidata da Dam Chhoi con la sua inseparabile campana tibetana dal suono vibrante e ipnotico, sono riuscita ad entrare nella dimensione sospesa del mandala che ha uno spazio ed un tempo tutti suoi.
E’ stato questo il momento in cui sono entrata nel mandala tradizionale. A parte la suggestione della preghiera e della meditazione, dell’aver finalmente compreso come si intrecciano le mani per fare il mudra del mandala, e fatto mille domande ad un paziente, comprensivo e divertito insegnante ho sperimentato la gioia dell’esperienza in cui il silenzio si fa vibrante e pieno di armonia, quasi pastoso e tangibile. Uno spazio in cui si finisce anche per respirare all’unisono, senza accorgersene, seguendo l’onda delle energie e dei nostri pensieri piu’ alti o semplicemente nulli. Fluttuare nel vuoto cercando la perfezione della struttura, la cui base ha regole precise, antiche e immutate dalle origini e’ di per se’ un viaggio eccitante e carico di significati. Ciascuna di noi ha poi declinato i sentimenti e i suggerimenti secondo la propria personale visione e il proprio stato d’animo.
Il mandala ha avuto il ruolo, nel mio caso, di farmi fare l’esperienza. E il costruirlo secondo le regole tradizionali mi ha fatto comprendere ancora di piu’ l’importanza del viaggio. Non era importante per me terminare il lavoro e nemmeno il risultato, l’obiettivo era piuttosto l’attivita’, il fare il percorso per arrivare alla fine. Perche’ ogni mandala e’ un viaggio.
La struttura tradizionale del mandala e’ fatta apposta per condurre nella dimensione dell’interiorita’, non si puo’ sfuggire a questa regola. Il mandala, inoltre, non mente e non ti permette di mentire e questa e’ la seconda regola con cui chiunque deve confrontarsi. E’ uno strumento talmente potente da regalare sorprese a chiunque si accosti a questo disegno con la voglia di sperimentarsi e di godersi l’attivita’.
Infine, come diceva Dam Chhoi, il mandala ha tre dimensioni, una esterna, una interna ed una segreta. Nonostante la mia insistenza nel chiedergli di rivelarmi il significato della parte segreta con il suo sorriso enigmatico ed i suoi occhi ridenti Dam Chhoi mi ha lasciata in sospeso convinto che io sia in grado di scoprire la terza via nel momento opportuno e da sola. Ecco l’aspetto meno consueto dell’insegnamento orientale. Non e’ un insegnamento veloce per darci a tutti i costi tutte le informazioni possibili ma l’attenzione ad adattare la sapienza alla capacita’ ricettiva degli studenti. Dam Chhoi Lama ha il dono di coinvolgere le persone e di offrire degli spunti senza opprimenti discorsi, nel suo inglese misto ad italiano e tibetano ha potuto darci lezioni che, per me, sono andate oltre le parole. Mi ha ricordato che vale piu’ quello che non si dice ad un allievo, invece di quello che si scodella davanti con fretta.
Con una eta’ indefinibile, con una esperienza decennale di studi specialistici in una scuola di pittura tradizionale dove ha appreso l’arte di dipingere il Mandala e il Thangka, le filosofie orientali, lo Yoga, la medicina ayurvedica e l’apertura a Kathmandu della Himalayan Painting Mandala School Dam Chhoi Lama mi ha stupita e sorpresa con la sua capacita’ di leggere nelle linee tracciate dalla mia mano sul mio mandala quali nodi della mia energia avessero bisogno di essere sciolti attraverso un micro massaggio di medicina ayurvedica. L’incontro con Dam Chhoi rimane una esperienza simbolica nel viaggio che e’ costituito dal mio studio sul mandala e trova posto nella costruzione personale del “mio circolo dell’universo”. Un momento per il quale sono grata al destino e a tutte quelle sincronie che mi hanno condotta qui.
Con le altre partecipanti ci siamo incontrate su molti temi e nonostante provenissimo da vite differenti e fossimo in momenti diversi sulla linea della vita abbiamo potuto ancora una volta constatare quanto il mandala sia una esperienza universale e gia’ presente in ciascuno di noi, aspetta solo di poter essere sperimentata. Raccogliere la sfida e mettersi sulla strada della ricerca apre spazi e mondi interiori mai esplorati, a volte puo’ risultare meno facile e puo’ spaventare ma alla fine e’ come quando dopo un trekking si arriva sulla cima della montagna…la sensazione di liberta’, di infinito, di grandiosita’ e di appartenenza al creato e’ tale da lasciare senza fiato. Questa esperienza deve accadere, non puo’ essere spiegata, condivisa si’, raccontata anche, ma spiegata…
Per contattare Dam Chhoi Lama :
mandalaart_2008@hotmail.com
Testo originale 2009 www.mandalaweb.info
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