Il complesso di Borobudur nell’Isola di Giava, in Indonesia, rappresenta uno straordinario esempio di mandala tibetano tridimensionale.
Il tempio interpreta l’aspetto architettonico del cosiddetto Palazzo Celeste in maniera mirabile e riesce a rendere concreta e reale l’immagine bidimensionale del mandala cui siamo abituati.
Costruito all’incirca nel IX secolo d. C. il tempio di Borobudur riproduce l’immagine dell’Universo, con i suoi “piani superiori” dove vivono le divinita’.
Dai buddhisti è considerato anche una via processuale perche’ grazie alle sue dimensioni, lo stupa centrale è alto circa 35 metri, e con la sua struttura conduce il pellegrino dal mondo del Samsara (rappresentato dai pregiatissimi rilievi alla base) con le sue miserie fino al mondo celeste senza forme che si riferisce al cielo Arupa.
Borobudur guardato dall’alto mostra la sua struttura mandalica.
L’esterno è rappresentato da una serie di cinque cinte quadrate con le quattro porte al centro per ogni lato, al centro tre cerchi concentrici che contengono sedici, ventiquattro, trentadue stupa ne enfatizzano l’aspetto di kilkor.
L’essere umano percorre la sua storia personale di individuo oltre che quella collettiva del buddismo salendo attraverso i suoi cinquemila metri di corridoi ricoperti da bassorilievi.
Ogni particolare delle decorazioni racconta in uno stile unico, che risente di influenze indiane, persiane, babilonesi e greche la storia, la filosofia, la religione, perfino la moda tibetana facendone una specie di “libro di pietra” della cultura tibetana.
Guardando le sue oltre cinquecento statue di Buddha una diversa dall’altra, ciascuna con un mudra che indica le cinque direzioni (est con il mudra del cuore che chiama la Terra a testimone, sud in benedizione, ovest con il gesto della meditazione, nord con il mudra del coraggio e il centro il mudra dell’Insegnamento), si entra nel mistero dell’illuminazione in cui il pellegrino, o il discepolo, passa dalla materia grezza fino a quella sottile, ascendendo a ogni piano col proposito di arrivare al “vuoto cosmico”.
Nella spirale che dalla base porta alla sommita’ si rintracciano tre aree che sono lette come corrispondenti alla tripartizione dei cieli al di sopra dei regni. La parte piu’ esterna è quella del “desiderio” corrisponde a “kamadhatu”, poi quella mediana della “forma” che corrisponde a “rupadhatu” e infine la parte piu’ alta “senza forma” identificata con “arupadhatu”.
Dal punto di vista architettonico queste tre aree sono rappresentate dalla base quadrata con l’alto zoccolo quadrato o circolare che rappresenta la Terra, dal corpo cupolare che rimanda alla volta celeste e dalla piattaforma quadrata che evoca il mondo ultraterreno.
Questo singolare edificio cosmico ricorda nella sua costruzione lo Shi Yantra dove nove sono i circuiti da superare per costruirlo. Sull’ultima piattaforma si erge lo stupa, quale rappresentazione del Bindu, albergo del Buddha Vairocana, che domina da li’ le altre oltre cinquecento statue del Buddha. E che sorregge l’intero universo come fosse il suo Axis Mundi.
Nel suo complesso la topografia del tempio ricorda le Ziqqurat mesopotamiche, i templi Khmer e le Piramidi del Sole precolombiane la cui simbologia potrebbero condividere.
Le quattro porte sui lati simboleggiano l’entrata nello spazio sacro allo stesso tempo ricordano la via attraverso cui passa il potere divino della compassione che si estende su tutto l’universo.
Anche la posizione geografica molto scenografica contribuisce al fascino di questo monumento che risulta essere il piu’ visitato dell’Indonesia.
Probabilmente non è un caso che sia stato costruito all’incrocio di due fiumi che ricordano la confluenza del Gange e dello Yumna considerata sacra per molte culture del subcontinente indiano e che molti ravvisino alle sue spalle una catena montuosa i cui profili ricordano quelli dell’Himalaya. Ne’ è un caso che il progetto fu portato avanti dall’architetto Gunadharma con una schiera di saggi ed esperti matematici, astronomi, ingegneri e fisici, molte maestranze artigiane che impiegarono quasi cento anni per portarlo a termine.
Fonti:
Frèdèric Louis, Nou Jean Louis, Borobudur. La via alla conoscenza perfetta
Martin Brauen, Mandala – il cerchio sacro del buddismo tibetano
M. Albanese, G. Cella – Mandala Linguaggio del Profondo
Sito UNESCO: http://whc.unesco.org/en/list/592
Testo originale su www.mandalaweb.info del 5 maggio 2011
http://www.mandalaweb.info/approfondimenti/news/borobudurlarappresentazionedelmandalaarchitettonico5maggio2011
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