Un viaggio in Israele è un percorso dai numerosi risvolti emotivi, si potrebbe dire è un viaggio di viaggi. Un viaggio interiore, non bisogna necessariamente essere credenti per sentire tutto il peso della storia della spiritualità di questi luoghi. C’è.
Interessante scoprire che Tel Aviv è una città mandalica. Fin dalla creazine del suo simbolo, piazza Dizengoff, una raggiera di palazzi bianchi, fino ai dettagli di alcuni balconi e finestre in ferro battuto che ricalcano le onde del mare azzurro su cui si affaccia questa moderna e vivacissima città. Lo stile Bauhaus, importato dagli architetti ebrei che avevano studiato a Dresda negli anni venti, fino al 1948 anno in cui è stato istituito lo Stato d’Israele, le ha valso il nome di “città bianca” oltre a conferirle una certa, voluta, semplicità di forme. Il modernismo, con le linee fluide ed essenziali si adatta a questa città che ha avuto bisogno di crescere in fretta e che oggi riceve gli influssi di una certa cultura occidentale.
I mandala di Tel Aviv sono vivaci e sono sui muri, ma sui palazzi come decori architettonici, nelle strade principali, anche i coperchi dei tombini sono dei mandala, ma la piazza Diengoff è un mandala gigante dove godersi la vista e la vita, del venerdì mattina.
Ci sono poi i mandala di ispirazione araba sulle moschee e nei luoghi sacri all’Islam, cerchi e rosoni che potrebbero trovarsi altrettanto bene sulle facciate delle chiese medievali e questi disegni ricorrono anche sulle porte di Gerusalemme vecchia, su quella di Jaffa e quella di Damasco.
Gerusalemme vecchia con i suoi vicoli pieni di botteghe si presenta con un labirinto, dove la storia si intreccia con racconti sacri. Le forme mandaliche di Gerusalemme ci danno il benvenuto con la Clover map, disegnata da Heinirch Bunting nel 1585, una rappresentazione più recente fa bella mostra di sè all’ingresso della Safra Square. In questa mappa Gerusalemme è il centro del mondo e dei continenti all’epoca conosciuti e il risultato è un trifoglio. Un accenno alla Trinità, simbolo della città dell’autore del 500, una lettura più contemporanea vede ancora una volta Gerusalemme al centro delle tre religioni monoteiste. Un cuore dove dovrebbe abitare la pace.
Altri mandala accolgono l’arrivo dei pellegrini e dei visitatori alla porta di Jaffa e dentro la chiesa del Santo Sepolcro. Dettagli come la cupola con i raggi dorati, i pavimenti mosaicati o intarsiati di marmi antichi, gli intarsi dei pannelli tutto ha un rimando alla circolarità, al cerchio, al mandala. Simbolo di unione, di costruzione, di unità nella diversità il mandala si fonde nei dettagli della Chiesa del Santo Sepolcro e diventa elemento armonico, fino a scomparire dentro un mistero più grande.
Il mandala in alcune zone riceve l’influenza bizantina, araba e ottomana. I disegni geometrici, le piastrelle che ricoprono la Roccia, la stessa cupola dorata sul tamburo ottagonale, in stile bizantino, sono non solo un importante simbolo per un luogo sacro già prima della diffusione delle religioni moderne, ma un esempio di come il simbolo dell’infinito rappresentato dall’otto, sia sovrastato dal semicerchio della cupola, il simbolo del cielo. Un esempio di mandala tridimensionale, architettonico e sacro tra i più interessanti.
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