Il mandala è un elemento radicato nella cultura spirituale dell’oriente in particolare quelle buddista tibetana e hindu’ dove è chiamato anche “Architettura dell’Illuminazione”. Oltre ad essere un simbolo grafico del cosmo e un potente aiuto per la meditazione è anche un “supporto mentale” alla incarnazione spirituale del Buddha, che in tibetano si dice “dkyil khor”. In tutta la dottrina buddista i cosiddetti “supporti” sono molto importanti per i tre livelli di Illuminazione. Grazie a questa Illuminazione si arriva a quella che potremmo definire la ”buddita’“.
I supporti sulla strada dell’Illuminazione sono di diversa natura.I supporti visivi, come il mandala o il thangka, contengono raffigurazioni del Buddha e delle divinità che si trovano nel pantheon buddista, gli animali che indicano qualità e virtù leggendarie, il Palazzo celeste e diversi simboli come il Diamante, simbolo della conoscenza, la Campana, simbolo del vuoto ricettivo, capace di apertura e disponibilita’ che dà spazio alla saggezza, il Vajra o Scettro divino, simbolo attivo della compassione del Buddha, che si attiva con la meditazione, la Ruota della vita che ha otto raggi, simbolo degli otto sentieri per raggiungere la perfezione dell’Illuminazione, il Loto, simbolo degli insegnamenti del Buddha- indica la capacita’ di ognuno di essere un illuminato.
(disegno a destra)
I cosiddetti “supporti discorsivi” o scritture gli gsun rten sono le sutra o i tantra o commentari di questi che nella ripetizione vocale e mnemonica accompagnano la concentrazione e la mistica. Tutti questi elementi e il coinvolgimento dei sensi concorrono alla realizzazione dell’architettura mandalica.
La cerimonia del mandala è una cerimonia suggestiva con diverse tappe che raccontano il percorso di purificazione e illuminazione dell’iniziato.
La costruzione di un mandala fa parte della formazione di ogni monaco buddista, per il quale il lavoro in comunità e condivisione è parte integrante della formazione e Sku gsun thugs rten è il termine riferito a tutto il lavoro artistico religioso. La stessa parola sanscrita mandala ha diversi significati oltre a quelli più comuni di cerchio e contenitore dell’essenza, quali: poligono, connessione e comunita’. Si puo’ leggere in questo senso la presenza di piu’ monaci intorno al mandala, durante la sua costruzione e la presenza di un Lama esperto che guida le attivita’.
Ogni monaco impara le regole base sul manuale di tecniche di disegno, sui testi che specificano i nomi, le lunghezze e le posizioni delle linee principali che definiscono la struttura base del mandala e sul manuale sul modo di versare la sabbia. Per quanto rigorosi e scientifici i testi, pero’, non sono esaustivi, servono solo come guide mnemoniche per conoscere nel suo insieme la forma base del mandala. Il resto puo’ essere appreso solo con la ripetizione pratica della costruzione del palazzo dell’Illuminazione con l’aiuto di una guida.
L’apertura della cerimonia del mandala e’ molto suggestiva, i monaci consacrano per circa mezz’ora il luogo dove sara’ costruito il disegno e evocano la presenza divina attraverso canti, musiche e la recitazione di mantra. Poi si passa alla costruzione delle linee guida del mandala tradizionalmente disegnate con gesso su una piattaforma di legno accuratamente preparata e l’operazione puo’ durare anche fino alla sera. I modelli base del mandala tra cui scegliere sono 4 o 5 a seconda delle scuole.
Il mandala e’ molto spesso disegnato come un palazzo su base quadrata le cui unità proporzionali costituite da 8×8 di ciascun lato sono uguali a quelle di un altare vedico.
Ogni lato di queste “mura” contiene un’apertura, “una porta” prospicente i quattro punti cardinali, ciascuna porta e’ sormontata da un cancello (gate) e racchiude il circolo che definisce i limiti dello spazio fisico. L’orientamento pero’ e’ verticale rispetto a chi guarda quindi l’est e’ in basso, l’ovest in alto, il sud a sinistra e il nord a destra. (disegno a destra)
Il richiamo al palazzo o tempio celeste affonda le radici nella millenaria architettura del tempio indiano in cui gli spazi sacri mettono in collegamento il credente, il singolo, con il cosmo, il tutto in un alternarsi di quadrati e cerchi simboli di spazio e tempo. Il linguaggio comune per la costruzione di questi templi aiuta nella visualizzazione dell’universo e l’auto-collocazione del singolo all’interno di questo attraverso la meditazione.
Terminata la costruzione delle linee guida (disegno a sinistra) si passa alla posa delle sabbie colorate che si effettua spandendo la sabbia con una cannuccia metallica chiamata chak-pur. Ciascun monaco tiene un chack-pur in una mano, mentre con l’altra fa scorrere una bacchetta metallica ( talvolta sostituita da un corno di cervo) sulla superficie intagliata come una grattugia: le vibrazioni fanno scorrere la sabbia come se fosse liquida e creano un suono ritmico-vibrato simile ad un mantra.
L’attivita’ e’ una prova di abilita’, di pazienza e di concentrazione e richiede diversi giorni. L’intera cerimonia del mandala dura da sei a dodici giorni. Alla fine della posa delle sabbie il disegno di base sara’ completamente scomparso e il mandala sorgera’ in tutta la sua meraviglia.
La caratteristica del mandala di essere costruito con la sabbia è un altro simbolo molto forte della sua temporaneità. E come il Buddha è conosciuto come tathagata o “colui che viene e che va” il mandala interpreta l’impermanenza delle cose e della vita.
Anche gli altari Vedici, sono strutture temporanee costruite con materiali impermanenti (legno e fango), ma mentre questi dopo i sacrifici di rito sono abbandonati i mandala, nel 99% dei casi, sono deliberatamente distrutti. Solo alcuni vengono lasciati in mostra dai m onaci nei monasteri per ricordare che finche’ non saranno raggiunte la salute e la purificazione del mondo il mandala non avra’ raggiunto il suo scopo.
Negli altri casi invece la cerimonia conclusiva del mandala è molto colorita e simbolica. La sabbia viene spazzata con accuratezza verso il centro o origine del disegno e la polvere viene raccolta in un’urna, una parte viene distribuita ai presenti (che in Tibet in queste circostanze sono anche diverse centinaia) e l’altra è versata nel fiume o nel ruscello più vicino perchè attraverso la benedizione dell’acqua raggiunga il mare gli oceani e porti benessere e salute a tutto il pianeta.
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