di Mariella Franzitta Porto, che noi chiamiamo Oporto, mi sorprende fin dall’arrivo all’aeroporto Francisco Sa Carneiro, una splendida struttura in vetro, trasparente, modernissima e organizzata, che mi accoglie, luminosa sia pure in una giornata dove le nuvole si rincorrono lasciando trasparire, a volte, un sole compiacente. La sorpresa continua quando mi accingo alla scoperta della città camminando per la Rua do Almada e le piccole vie adiacenti.Gli occhi e il cuore si aprono alla meraviglia e rimango affascinata dagli antichi palazzi, a volte cadenti e abbandonati, rivestiti di piccole mattonelle di maiolica più o meno sbiadite dal tempo dai tenui colori mediterranei, prevalentemente bianchi, azzurri, gialli, verdi. E’ una fioritura di cento e più geometrie dalla chiara forma mandalica che rendono unica ogni costruzione. Ecco finalmente il mio incontro con le azuleios!Ma qual’è l’origine di tutta questa bellezza, di questa singolarissima armonia?Il loro nome è di chiara origine araba e deriva da “al zulaycha” che tradotto vuol dire “piccola pietra levigata”.
Con la dominazione mussulmana arriva nella penisola iberica, verso il XIII secolo, l’”alicatado” ovvero l’arte di rivestire e decorare pavimenti e pareti di piccoli pezzi di ceramica smaltata, “aliceres”, monocromi o policromi, creando complesse composizioni geometriche a forma prevalentemente stellare, tipiche del mondo arabo. I colori più ricorrenti sono il bianco, il rosso, il verde, il blu-cobalto e il marrone. L’idea che li origina è quella di riprodurre i mosaici greci e romani non attraverso piccole tessere ma mediante pezzi di piastrelle smaltate. Il procedimento risulta molto oneroso perché richiede molto lavoro manuale con un alto rischio di danneggiamento così gli artigiani decidono di modificarlo utilizzando la “cuerda seca”, un processo di decorazione ispano-araba che prevede la realizzazione del disegno tramite una tecnica simile allo “spolvero”, usato per le superfici affrescate. Nascono le “azulejos”, i motivi sono moreschi e si avvicinano alle composizioni dei mosaici alicatados: festoni geometrici e rari esempi di ornamenti vegetali.Con il Rinascimento, alla fine del Quattrocento, si ha una grande evoluzione nella realizzazione delle azulejos, nel 1498 infatti si stabilisce a Siviglia Francisco Niculoso, detto il Pisano pittore italiano formatosi probabilmente nei laboratori di Faenza, Cafaggiolo o Casteldurante che introduce l’arte della ceramica nel suolo spagnolo trasformandone il processo di lavorazione sul modello italiano. Si dipinge sulle piastrelle come su un quadro usando una ricca policromia: blu, giallo chiaro e scuro, verde, marrone, bianco, nero, viola. Rivoluzionaria è la ricerca del chiaro-scuro, l’introduzione di motivi religiosi e del grottesco.Siviglia è, all’epoca, il maggiore centro di produzione di azulejos.La sua influenza è enorme ed è in questo periodo che re Manuel I introduce gli azulejos in territorio portoghese per decorare il palazzo reale sul modello dei grandi palazzi Andalusi. Nei secoli successivi i soggetti si moltiplicano risentendo degli stili diversi ma le figure geometriche, nella loro semplice complessità, nella loro ricchezza di figure continuano ad avere un ruolo di primo piano. Dagli anni trenta agli anni settanta l’uso delle azulejos nell’architettura portoghese decade perché considerato “arte frivola” dalle dittature prima militare e poi di Salazar, fatta eccezione nel 1927 per “la Madonna del Fascio” composta da 398 piastrelle, opera dell’italiano Leopoldo Battistini.
Attratta da questi luoghi, cammino lentamente per le antiche stradine di questa città così carica di anni e di storia; i miei passi tornano e ritornano e, mentre guardo incantata i delicati disegni geometrici e floreali che assumono forme mandaliche tra le più varie, le piastrelle paiono animarsi, palpitare…. Le pareti dei palazzi sembrano raccontarsi, da un lato all’altro della strada, i fasti di un passato lontano, ogni-una con il proprio stile, la propria personalità: ora severa, ora allegra, sempre ironica e fantasiosa….Rimango ad ascoltare, affascinata, la voce delle antiche mattonelle che continuano a parlarmi attraverso il loro linguaggio simbolico….Mi immergo in questa atmosfera sospesa, respiro l’aria che unisce passato, presente e futuro in un’unica realtà…Non mi stanco mai. Non vorrei più ripartire.
Le foto: Azulejos ispano-moreschi da Oporto realizzati con la tecnica della “cuerda seca “ risalenti ai Sec. XV-XVI, sono gentilmente concesse dalla dott.ssa Franzitta Fonti: Wilhelm Jolet “Die Geschichte der Fliese” Portugal 15.-18. Jahrhundertwww.instoria.itwwwe. Azulejos.fr/index_it.html
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