Ho incontrato Emanuela Minchio sulla via del mandala. Come tante altre persone appassionate di questo strumento ci siamo scambiate i nostri punti di vista. Qui di seguito una parte del nostro scambio che ho il piacere di condividere con tutti i lettori di mandalaweb.info
Annalisa: Ciao Emanuela…
Emanuela: Ciao Annalisa
A: …allora, il tuo libro “Mandala, specchio dell’anima” racconta la tua storia con il mandala.
E: L’incontro con il mio primo mandala l’ho avuto molti anni fa in una giornata calda d’agosto, andando a trovare delle amiche di Trieste.
Ero ospite di una di loro ed è lì che ho visto per la prima volta un mandala.
Era appoggiato alla parete. Solo, ma potente. Una presenza che illuminava la stanza. Rimasi affascinata, catturata, ipnotizzata. Un colpo di fulmine e una sensazione mi trasportavano inducendomi senza logica e motivo a non staccare gli occhi da quel dipinto. Un meraviglioso mandala.
Ero incantata dalle forme e dai colori. Era una compressione di un’emozione immortalata su di un foglio.
Potente, veramente potente. Mi innamorai di questa forma d’espressione e mi si aprì un mondo nuovo. Cominciai a creare mandala e la vita quotidiana si trasformava. Ho imparato attraverso i mandala a prendermi responsabilità, stando nel cuore e accettando le cose che mi accadono come un processo di miglioramento e di crescita. Crescita che sostiene la forgiatura di una nuova forma.
A: E’ un libro che fin dal titolo evoca la tua esperienza, ha qualcosa di molto personale e legato alla tua quotidianità oltre che città dove vivi: Asiago.
E: Si’, il libro è nato da alcune intuizioni o pensieri che mi venivano mentre dipingevo. Ho osservato molto i mandala che pian piano ho creato, non solo i simboli che ne sono usciti ma anche le modalità che ho utilizzato: il tratto, l’acqua, i colori, il respiro. Con tanta meraviglia trovavo dei parallelismi con il mio quotidiano. Il mandala mi rimandava indicazioni precise scoprendo che l’animo umano è unico in ogni sua espressione.
Tramite il mandala ho colto che affronto la vita in ogni sua sfaccettatura con modalità similari a come disegno, dipingo, mangio, ballo e penso. Il mandala è per me uno specchio che riflette le pieghe dell’anima, è l’anello di congiunzione del mio vissuto, del presente e del futuro.
A: Qual è il percorso di scrittura che ti ha portata dal personale all’universale?
E: Lo strumento del mandala è talmente potente che ritengo sia un’energia che deve essere condivisa per un bene comune. L’amore richiama amore. Quando con il mandala viaggi nelle profondità dell’anima puoi solo desiderare di condividere questa intima gioia con qualcuno.
E’ per questo che ho avuto il coraggio di organizzare una mostra e di raccogliere i pensieri, le riflessioni, le intuizioni per poi trasformarle in questo libro.
A: Come è nata la tua passione per il mandala?
E: Quando ti innamori hai voglia di stare il più possibile con la persona che ha toccato la tua anima. La mia anima è stata coinvolta dalla profondità dei mandala, così ho passato molto tempo con loro creandoli, osservandoli e appassionandomi.
A: Nel libro ci sono riferimenti al tuo modo di creare il mandala che prevede una certa ritualità non lontana da quella che svolgono gli uomini della medicina Nativi Americani o gli sciamani e perfino i monaci tibetani. E’ una tua creazione, ti sei ispirata a qualche tradizione particolare? Puoi raccontarci le parti più significative?
E: Quando ho scoperto i mandala non conoscevo nulla di loro; ho solo semplicemente iniziato a costruirli e a dipingerli. In un secondo momento quando ho sperimentato l’incredibile lavoro personale che avviene creandoli, mi sono chiesta se questo accadeva solo a me. In contemporanea si concretizzava l’idea del libro visto come possibilità di condividere questo mondo magico. A quel punto sono andata in libreria e lì ho iniziato il viaggio rivelatore del mondo mandalico. Ho conosciuto Jung, i monaci Tibetani e i Nativi Americani. Non nascondo lo stupore! Nella mia totale ignoranza di questo universo avevo fatto un percorso a tratti similari, scoprendo come le diverse culture nel tempo hanno utilizzato questo strumento. Ed è proprio questa la cosa meravigliosa: il mandala funziona al di là della conoscenza ed intelligenza dei vari popoli, funge da memoria ancestrale.
La ritualità a cui fai riferimento nella domanda iniziale è avvenuta un po’ alla volta da sola.
Credo di essere influenzata dall’attività che svolgo. Lavoro per un’azienda di cosmetici naturali biologici certificati, la quale, qualche anno fa, ha iniziato a formulare prodotti per il viso con dell’acqua informata da pietre preziose e semipreziose.
È un argomento che mi ha appassionato immediatamente. La curiosità che mi contraddistingue mi ha indotto a ricercare qualche notizia in più per approfondire l’argomento.
Ho trovato il libro di Masaru Emoto, studioso giapponese e pseudo scienziato saggista, il quale sostiene che l’acqua possiede capacità mnemoniche.
L’acqua portata ad una temperatura a meno 25° forma dei meravigliosi cristalli che assumerebbero forme particolari in conseguenza al tipo d’informazione o messaggio o energia a cui sarebbero esposti.
Per cui l’acqua oltre a ricevere una trasformazione alla composizione ne conserva anche i dati a cui viene esposta.
Così avviene con la musica e nella cimatica dove le vibrazioni e le frequenze possono modificare forme materiali. Lo studioso Hans Jenny, scopritore della cimatica, si accorse che emettendo un suono accanto ad una sostanza liquida le molecole della stessa assumevano forme geometriche complesse.
Perciò la musica condiziona l’acqua.
Così l’acqua per me è diventata uno strumento fondamentale per dipingere i mandala con l’acquerello.
A: Dedichi tra le pagine molta importanza alla carta e all’acqua, come insegna anche Meera Hashimoto nei suoi corsi sull’arte creativa. Ti ha ispirata molto l’arte di Meera?
E: La carta è ciò che ti permette di esprimere visibilmente l’inconscio, è una compagna.
Il colore del silenzio è bianco come la carta prima di essere dipinta, come la neve di Asiago che ricopre con il suo velo il tutto, creando l’irreale, l’invisibile, il silenzio. Nella carta c’è vita, tutta la natura e i cinque elementi.
Lavoravo già da due anni con i mandala quando ho conosciuto Meera ed è stata un’esperienza che ho voluto. Mi piace affrontare situazioni diverse per poi integrarle e creare una mia essenza personale.
Non conoscevo l’arte di Meera; sono andata ad un suo corso perché la mia anima è sempre alla ricerca di un’evoluzione.
L’argomento che trattava il corso mi interessava, il titolo citava “pittura primal”. Per “primal” s’intende decondizionamento dall’infanzia. Un percorso che aiuta attraverso la pittura a rimuovere i blocchi emotivi che pian piano si creano nella crescita. Non avevo mai visto le opere di Meera e non conoscevo nulla di lei. Ma forse il destino me l’ha fatta incontrare perché, tramite un esercizio meditativo in particolare, è divenuta una chiave di svolta nella mia vita.
Ho preso coscienza di quanto poco valore do a tutto quello che faccio. Quando sono tornata a casa ho sedimentato tutto il lavoro di quei giorni di corso.
Essendo mio intento il miglioramento, sono andata contro quel blocco. Il messaggio era evidente, dovevo “espormi e dare valore”.
Mettermi in luce amplifica la mia vulnerabilità ed è stata durissima portare a termine e concretizzare la mostra e il libro. Questo è il frutto dell’incontro con Meera che ringrazio nel cuore.
A: Qual è la tua sensazione di fronte a questi due elementi, acqua e carta, fondamentali nella creazione del mandala?
E: Ho già accennato nelle precedenti domande a questi due elementi, ma aggiungo che la carta la percepisco come qualcosa di sconosciuto seppur viva, un’energia maschile: è luce.
L’acqua la sento dentro e la associo al mio mondo emozionale.
L’acqua è femminile, cede cambiando forma, come le donne le quali hanno capacità ricettive e di accoglienza.
L’acqua ricorda il latte che unisce madre e figlio, fluido che crea legame, ma anche il liquido seminale che dà vita.
L’acqua per me funge da linfa creativa.
A: A parte Meera Hashimoto, ci sono altre persone artisti e/o autori da cui hai ricevuto influenze e suggestioni?
E: Il mio mondo è costituito da tante cose, cose che ho creato seguendo e dando massima fiducia a quello che chiamo intuito, intimo. Non ho cultura specifica se non quella acquisita per curiosità personale. Influenze, suggestioni? Se si è in grado di osservare dallo spazio del cuore anche il sorriso di un bambino o il volo di una farfalla possono essere dei grandi insegnamenti.
A: La tecnica di costruzione del mandala tra geometrie e caos che racconti nel libro è molto interessante, puoi indicarci i passaggi salienti?
E: Per me, attualmente, ci sono tre tipi di tecniche per costruire i mandala: il geometrico, il pittorico e il creativo.
Quello a cui ti riferisci è il mandala geometrico.
Con una specifica tecnica riempio il foglio di cerchi fino a creare confusione e caos, in tal modo accade che non si dà la possibilità alla mente di proiettare o associare alcuna immagine al disegno. Questo tipo di lavoro ti porta ad un annullamento della mente, il famoso vuoto che lo yoga propone con i suoi esercizi. Raggiunto il vuoto della mente si prosegue cominciando a cancellare dal centro i tratti che riteniamo inutili, dando luce e forma all’inconscio che comincia a comunicare al di là della nostra volontà. Questi segni che si formano vengono da lontano, dall’invisibile.
E’ straordinario!
A: Nel raccontare la tua esperienza fai riferimento ad un evento che, con una certa licenza, potremmo definire mandalico: la rogazione. Puoi raccontarci che cos’è? Quali radici ha? E quale messaggio ti ha lasciato?
E: Seppur la geometria sacra è una scienza ben specifica che studia la natura non visibile dell’universo che si codifica in formule e leggi matematiche, in questo capitolo ho voluto inserire una mia personale visione attribuendo alla”rogazione” un valore di geometria sacra.
Ma cos’è la “rogazione” ?
Per noi residenti di Asiago è un evento fondamentale della vita altopianese.
Un anniversario che si verifica oramai da molti secoli ogni anno la vigilia della festa dell’Ascensione. In sostanza è una lunga camminata che si sviluppa in 33km delineando e delimitando i confini che lambiscono il suolo asiaghese che interpreto personalmente come un cerchio mandalico ricco di simbologie ataviche legate all’anima del territorio.
13 ore di camminata che vede la popolazione riunirsi alle 6 del mattino davanti al duomo.
Si forma un lungo serpentone di migliaia di persone unite in un unico scopo. Una comunità immersa e avvolta nella natura della madre terra, sostenuta e condotta dal battito del cuore dei partecipanti e dal suono del creato che la circonda. Un percorso che li rivedrà tornare al punto d’origine, il duomo.
Le radici di questa tradizione sono antichissime e nel tempo sono cambiate.
La cittadinanza asiaghese proviene dai cimbri, minoranza etnica che si contraddistingue per uno specifico idioma, il cimbro.
La rogazione viene tradotta dal cimbro con il termine “feld” ossia campo.
“Andare per campi”o “giro per i campi”: inizialmente per la popolazione cimbra la rogazione era culto propiziatorio per una buona mietitura.
In un secondo momento ha assunto un significato religioso.
Nel 1638 la popolazione fece voto a Dio di percorrere ogni anno il perimetro del comune di Asiago affinché terminasse la peste che imperversava sull’altipiano.
A: Quali sono i tuoi prossimi progetti con il mandala?
E: Sono sincera, non lo so.
La mostra che ho appena terminato ed il libro che ho scritto sono eventi che l’anima mi ha spinto a fare con una forte propulsività non controllabile. Non c’era nessuno scopo se non quello di condividere esperienze personali vandaliche. Ma in realtà il libro e la mostra sono stati per me un percorso di apertura dell’anima e del cuore che mi rendono ancor più vulnerabile. In tutto questo sto sperimentando altri aspetti dell’anima a volte con profonda sofferenza, a volte nella comprensione della diversità di ognuno di noi, il che non è semplice.
La mostra e il libro, il femminile ed il maschile. Femminile perché il termine mostra è femminile ma in realtà nasconde la forza e l’azione del mostrare maschile. Maschile perché il libro è un termine maschile ma in realtà racconta la parte emozionale ed intima femminile di me. Donna e uomo, mostra e libro, che hanno intrecciato le loro vite camminando spesso una accanto all’altra per dare vita a questi eventi che ho creato.
Una nascita o rinascita per me. Da queste creature sono nate una miriade di possibilità.
Durante la mostra ho avuto parecchie proposte di collaborazione, soprattutto con scuole di yoga. Ho conosciuto persone meravigliose che fanno cose molto interessanti aprendomi mondi nuovi.
Il libro mi sta donando emozioni fortissime in quanto il feed back è molto positivo e come avviene quando costruisco i mandala ne sono stupita. Sto ancora metabolizzando il tutto e non so esattamente dove mi porterà tutto ciò.
Quest’autunno sarà intenso più di tutti gli altri anni. Inizierò a lavorare, riprenderò a insegnare il ballo e si aggiungeranno tutte le presentazioni del libro nelle librerie d’Italia.
Molte persone mi hanno richiesto di insegnare la mia tecnica “caos geometrico”, per cui a metà ottobre, 15 e16, si è creata la voglia e la necessità di formare un mini corso che terrò a Padova presso un’associazione locale.
Per contattare Emanuela Minchio: emanuelaminchio@libero.it
Testo origianale pubblicato 23 ago 2011su ww.mandalaweb.info http://www.mandalaweb.info/persone-e-mandala/mandalaspecchiodellanimaunoscambioconemanuelaminchio